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Storia dell Aikido

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Messaggio  Jekill Gio 07 Feb 2008, 02:49

Ueshiba Morihei, l'inventore dell'Aikido, nasce a Tanabe nel 1883. Dopo anni di studi delle arti marziali classiche elabora la sua forma di combattimento: L'Aikido. Unendo tecniche di varie arti marziali esterne e incorporando anche metodi di meditazione e riflessioni filosofiche tipici delle arti marziali interne. Cercando la fusione tra mente corpo e spirito nel processo della lotta. Ma non solo.
Ai Significa "armonia" - "amore"
Ki Significa "energia" - "spirito"
Do Significa "via" - "cammino spirituale"
L'Aikido, esattamente come il Judo, si basa più su tecniche precise e portate al momento giusto che sulla forza muscolare. Sbilanciamenti e leve articolari che sfruttano i movimenti e peso dell'avversario. L'importanza della precisione tecnica e tempistica rende l'Aikido la disciplina marziale più difficile e lunga da apprendere per usi pratici di difesa. Anche però quella più efficace se si raggiungono alti livelli di esecuzione.
LE ARMI La pratica dell'Aikido a mani nude è anche integrata dall'uso di alcune armi. Il Bokken, i Tanto e i Wakizashi, e il micidiale Jo
Punti di forza dell'Aikido Si acquisisce con la pratica una vasta conoscenza dei punti deboli dell'avversario, sia fisici che mentali. Si impara a gestire gli spostamenti del proprio corpo "sempre in equilibrio" e quelli dell'avversario da sfruttare per squilibrarlo. Si impara a gestire più in generale il proprio corpo e il suo rapporto con la mente, lo spirito e le energie dell'universo, secondo le antiche tradizioni orientali. Si comprendono i principi che regolano il nostro movimento, la nostra ossatura e muscolatura, gli snodi delle articolazioni. Ad alti livelli è possibile immobilizzare completamente un avversario, con poco sforzo fisico, e senza causargli troppi danni.
L'Aikido è un'arte marziale totalmente difensiva. Le tecniche vengono sempre portate come reazione ad una azione dell'avversario. E' quindi tendenzialmente un modo di combattere di attesa e rimessa (reazione) Non esiste una forma di combattimento nè agonistica nè in allenamento, e questo ovviamente può portare a combattenti perfetti tecnicamente in allenamento, ma privi di esperienza reale in un combattimento vero (e del necessario sangue freddo e tempistica). Per ovviare a questo inconveniente, man mano che si procede di grado, l'allenamento si trasforma da tecniche portate in situazioni statiche a tecniche portate in situazioni dinamiche (ma sempre preaccordate e limitate nell'impatto). Esistono anche varianti di insegnamento che prevedono colpi di pugno e gomito, sopratutto di disturbo.

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